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L'emigrazione

(Dalla Monografia di Damiano Pipino)

Causa la scarsa fertilità del terreno, le inclemenze atmosferiche, l’assoluta mancanza di industrie locali e di altre fonti di guadagno questi cittadini sono stati costretti a condurre un tenore di vita povero e modesto. Da quando è stato possibile emigrare all’estero la quasi totalità degli elementi giovani sono emigrati in Germania, Francia, Svizzera, Australia ed Inghilterra. Inoltre, intere famiglie di contadini si sono trasferiti nel Nord Italia, ove, pur continuando a lavorare la terra, hanno potuto migliorare le loro condizioni economiche e sociali. Si, perché qui, come un po’ in tutto il meridione, non si è ancora creato un vero punto d’incontro fra la classe contadina e le altre classi sociali. Quindi questa gente va via in silenzio, consapevole dei disagi e dei rischi a cui va incontro. Tuttavia, va ugualmente come avesse l’ultima carta da giocare e, per fortuna, tutto è loro andato e va ancora bene, anche perché è gente che lavora seriamente, pazientemente, non ha vizi, si accontenta e risparmia. Infatti, dopo un po’ di anni di lavori all’estero o in altre regioni d’Italia, molti si son costruita qui una casa propria ed alquanto moderna, dando così un nuovo volto al paese ed a sé stessi. Questi lavoratori ritornano di tanto in tanto, qualcuno per sempre, con ben altre cognizioni.
Insomma pare che incomincino a comprendere che questa povera vita sulla terra si vive una volta sola e perciò va bene spesa.
Qualcuno, sempre con i proventi del lavoro all’estero, ha acquistato qualche mezzo meccanico agricolo, col quale conta di sfruttare meglio questi terreni e rendere meno duro il lavoro dei campi.. Così, a poco a poco, vanno scomparendo le vecchie "vetture" (asini e muli); le stalle si trasformano in tanti garage.
Anche il linguaggio di questi lavoratori si va trasformando: quando tornano, oltre che alle famose sigarette estere, fanno sfoggio del loro strano tedesco o francese ed ancor più strano italiano dall’accento settentrionale.
Intanto, a causa dell’emigrazione, in paese, oltre agli "aristocratici" benestanti, gli intellettuali, pochi artigiani, donne, vecchi e bambini, rimangono coloro che sono fisicamente impediti a lavorare e quei "soliti" che non hanno voglia di impegnarsi o di lavorare. Questi ultimi non fanno che attendere da anni il "Destino" che trovi loro una buona sistemazione.