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Linguaggio e grado di cultura

(Dalla Monografia di Damiano Pipino)

Il linguaggio dei cittadini di Albano è un semplice dialetto. In esso, ancora oggi, si riscontrano i seguenti vocaboli che trovano origine nel greco antico:

attàne (padre)
caccavo (laveggio)
calanca (frana)
calandra (allodola)
‘ngegnare (indossare per la prima volta un vestito)
isci (per dire al mulo, asino o cavallo di fermarsi)
matréa (madrigna)
salma (quantità di legna o altro che può portare sul basto un animale da soma)
troccola (strumento che rende un ingrato stridere mediante una unguetta di legno che scatta e sbatte su una rotella dentata mossa da un manubrio: si usa durante la settimana Santa al posto delle campane)
zito (sposo)

E’ probabile che né siano stati usati altri man mano trasformati ed infine scomparsi con le vecchie generazioni. Inoltre, si riscontra qualche parola latina o derivata, da essa, quali:

fa valent’ (da valens), per dire fai alla svelta
crai (da cras), domani

Infine vi è qualche vocabolo derivante forse dal francese, quale:

pitit (da pétit), piccolo
lit' (da lit), letto

Non si riscontrano, invece, vocaboli di origine Albanese.

Questo dialetto è usato nei rapporti familiari, personali ed anche sociali. Nei rapporti scolastici e professionali viene usato l'italiano, di cui si ha una sufficiente conoscenza.
La conoscenza della lingua italiana da parte di questi cittadini è dovuta alla paziente ed altruistica opera svolta per anni dagli insegnanti delle scuole elementari, delle scuole medie e del Centro di Cultura Popolare. Quest’ultimo ha particolarmente contribuito ad elevare culturalmente le classi più anziane, fra le quali, fino a non molti anni fa, vi era un’alta percentuale di analfabeti, mentre oggi sono pochissimi coloro che non sanno leggere e scrivere e che non si interessino di problemi sociali e di carattere locale e nazionale.