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La religione in Albano di Lucania

(Dalla Monografia di Damiano Pipino)

Gli Albanesi sono sempre stati un popolo credente per cui hanno professato con un certo fervore la fede accettata nel variare del tempo. Hanno, perciò, professato prima la religione pagana come tutti gli altri popoli dell'epoca. Con l’avvento del Cristianesimo sono stati e sono tuttora sinceramente convinti professanti della fede di Cristo.
Che gli Albanesi abbiano anticamente professato un culto pagano è dimostrato dall’esistenza di molti altari sparsi nel bosco, citati in precedenza, che gli Albanesi d’oggi usano chiamare "palmenti". Si sà, invece, che la vite è una pianta che vegeta bene nei paesi caldi, quindi in queste zone è stata certamente importata e non molti anni fa. Mentre i palmenti, cosi come appaiono, dovrebbero essere stati fatti diversi secoli avanti Cristo. Perciò si può dare per certo che gli stessi siano stati usati come altari, sui quali venivano offerti sacrifici agli dei. Non è neppure strano che questi palmenti si trovino nel bosco, in quanto si sa che i riti pagani venivano celebrati soprattutto nei boschi e quest’ultimi venivano perciò chiamati "sacri". Ce lo conferma il poeta latino Marco Anneo Lucano, il quale così descrive un bosco sacro distrutto da Giulio Cesare nella Galia:

«I rami intrecciati, allontanando i raggi del giorno, chiudevano sotto lo spesso fogliame ombre che nascondevano un culto barbaro ed orrendi sacrifici. Gli altari e gli alberi gocciolavano di sangue umano. Da cupe sorgenti sgorgava un’onda impura. Le tetre statue degli dei, grossolanamente sbozzate, erano fatte di tronchi informi».

Prima fra le varie divinità venerate dovette essere Pallade (Atena, dea greca della saggezza in pace ed in guerra, patrona delle arti, dei buoni costumi e dell’agricoltura), da cui prende nome la contrada "Pallarete", ove doveva essere il bosco sacro alla dea, che come la vicina "Rifoggio" è sparsa di palmenti.
La fede Cristiana sembra non abbia trovato molte difficoltà per essere accettata dagli abitanti di Albano all’epoca. Da chi è stata appresa? Anche in proposito si può azzardare l’ipotesi, più o meno fondata, cioè che sia stata appresa dallo stesso S.Pietro, apostolo di Gesti. Il fatto potrebbe essere confermato da una lamina in bronzo rinvenuta ad Oria (BR) nel 1531, in cui si dice: «S. Pietro, propagatore e confermatore della fede nascente, nell’anno 44 di Cristo, sbarcò sulla spiaggia jonica in località detta Bevagna e, prima di intraprendere la via Appia - ora SS. 7 - che lo portò a Roma, predicò il Vangelo agli Oritani. E, come nei centri più importanti lungo l’Appia, vi lasciò Suoi rappresentanti - Vescovi -».
Che S. Pietro abbia percorso l’Appia è anche confermato dal «Quovadis» nel senso che sulla stessa strada, forse la meglio conosciuta dal Santo per averla fatta all’andata, gli apparve Gesù, mentre cercava di fuggire da Roma. Quindi l’Apostolo per giungere a Roma, senza dubbio a piedi, dovette fermarsi, per predicare e riposare, un po’ in tutti i centri abitati lungo e vicino il percorso. E’ probabile dunque che possa essersi fermato anche ad Albano di Lucania.
A confermare questa ipotesi, nella parte più antica del paese, esiste piazza S.Pietro, ove vi era una antica chiesa dedicata al Santo. Ora rimane solo una specie di tabernacolo ed il nome della piazza.
La subitanea e completa accettazione della fede e del culto del Cristianesimo in Albano è provata dalla esistenza di avanzi di antichissime chiese sparse nelle campagne. Si vuole fossero state una quindicina. Fra le più ricordate sono quella di S.Jace e di Santa Lena (distrutte), nonché quella dell’Annunziata. Di quest’ultima rimangono ancora poche mura cadenti dalle quali si deduce che la sua costruzione risale al IV-V secolo. E’ sita in contrada Rifoggio, cioè nella stessa in cui vi sono parecchi "palmenti". Ciò fa ritenere che i primitivi cristiani esercitarono il nuovo culto proprio nelle zone ove avevano avuto luogo i precedenti riti pagani. Inoltre nel centro abitato esistevano la chiesa della Madonna del Rifoggio è quella di Santa Caterina nelle rispettive vie omonime, nonché quella di S.Antonio Abate in piazza S.Maria Maggiore, abbattuta nei primi del 1900. Nello stesso posto ancora oggi vi accendono il fuoco nel dì della ricorrenza ed in onore del Santo.